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Lungaggini e lentocrazia dei fondi Ue

pubblicata lunedì 12 ottobre 2015

Lungaggini e lentocrazia dei fondi Ue
Per dare un’idea a chi legge sull’utilità potenziale dei fondi UE 2007-2013, pur avendo l’Italia rispedito a Bruxelles quasi la metà degli assegni, l’iniezione ‘felice’ di denaro circolato fra bandi e progetti vari è stato di 21 mld di euro per quasi 60 mila posti di lavoro. Buttali via. In teoria. Il problema fondamentale è che, in pratica, dell’Europa si percepisce solo il negativo. Ma da ‘oltre le Alpi’ non solo tagli e tasse e fregature, ma anche e soprattutto una valanga di soldi di cui la Puglia non può fare a meno. Ma allora perché lasciamo sul tavolo metà del piatto d’argento? Semplice: siamo lenti nelle procedure, a partire dai progetti presentati dalle Regioni (vedi Fondi strutturali per l’Agricoltura,per i quali la Puglia è già stata ‘bocciata’ dall’Ue una volta per la documentazione prodotta, in un periodo non certo ‘brillante’ per l’agricoltura) a finire alla pubblicazione dei bandi, senza parlare della difficoltà d’accesso alle procedure (sebbene in parte superata) delle piccole o piccolissime aziende o privati. La programmazione 2014-2020 è appena iniziata. E’ presto per dire che siamo in ritardo. Stiamo a vedere cosa riusciremo a fare. E soprattutto a non restituire.

Autore / Fonte: Giovanna Bozzi